Ostriche e champagne? aperitivo al mercato

Bruxelles è la città dei mercati. Ogni quartiere ha il suo mercato, e a volte anche più di uno. Te ne accorgi la domenica mattina, quando tutto ad un tratto la città rallenta, ed i ritmi frenetici della settimana lasciano il posto alla lentezza.


Il mercato ne è l’espressione.
“Sono delle piccole isole di terra contadina all’interno della città. Teatro di socialità dove tutti sono attori protagonisti”. Come direbbe Gualtiero Marchesi. E ancora, “luoghi di ristoro”.
Quest’ultima definizione calza a pennello.


Una domenica mattina, appunto, ero nel tram 81. Stavo andando a fare colazione in uno dei miei bar preferiti, quando alla fermata di place Flagey decido di scendere. Ci stava il mercato! Piante, fiori, vestiti, carne, pesce, ortaggi, venditori ambulanti con i loro banchi, compratori, curiosi e…osservatori! Proprio come me.
Nel mio giro di perlustrazione sono stata attratta da un banco insolito. O comunque lo era per me. Due ombrelloni neri, un banco non troppo grande, tutt’intorno dei tavoli con panche di legno, ed una fila assurda di persone. Stavano aspettando il loro turno per l’aperitivo.

Un aperitivo al mercato fatto con ostriche e champagne. Il venditore apriva le ostriche, le poneva in dei piatti piani bianchi, accompagnate da limone, pane ed una fresca coppa di champagne. La vera sorpresa? I prezzi davvero bassi! Della serie…ma chi decide che cos’è il lusso?

A scuola di cucina

Durante la dimostrazione culinaria di Gualtiero Marchesi avrei imparato a cucinare il famoso filetto alla Rossini. Tornata a casa dai miei genitori, ho subito messo in pratica la teoria appresa quel piacevole pomeriggio milanese.

Ingredienti

2 pezzi di filetto di vitello alti circa 4 cm
1 fettina di fegato di vitello
2 noci di burro
1/2 bicchiere di porto
sale qb

Riscaldate il burro in una padella antiaderente. Quando il burro è ben caldo, mettete il filetto e fatelo cucinare circa 3 minuti per lato a fuoco medio. Nel frattempo riscaldate un’altra padella antiaderente dove scotterete per pochi minuti la fettina di fegato.
Quando il filetto sarà cotto, ponetelo in dei piatti piani e caramellate il fondo di cottura della carne con il porto. Su ogni fettina di filetto ponete il fegato tagliato a pezzi abbastanza grandi e irroratelo con il fondo di cottura caramellato al porto.

Un pomeriggio di sorprese con Gualtiero Marchesi

E’ stata davvero una bella sorpresa la mostra “Storie d’Italia. Gualtiero Marchesi e la Grande Cucina Italiana” allestita al Castello Sforzesco e prorogata fino all’undici luglio (Gualtiero Marchesi, sito ufficiale). Dopo aver visto la mostra, in realtà, non ci si stupisce che gli organizzatori l’abbiano voluta prorogare per altri venti giorni rispetto alla data di chiusura stabilita.

Si tratta di un percorso in sette fasi, che ripercorrono la storia del maestro della cucina italiana. Ed è interessante e stupefacente rendersi conto di quanto Marchesi non sia solamente un cuoco, ma un artista-filosofo che ha fatto della cucina un’opera d’arte, con piatti che fanno bene al gusto, alla vista ed alla mente… “La cucina è di per sé scienza. Sta al cuoco farne arte”. In ogni piatto funzione ed immaginazione si fondono in perfetta armonia: “la componente poetico narrativa estetica è necessaria nella fase ideativa per alimentare l’immaginazione; nella fase successiva di preparazione acquistano peso maggiore gli aspetti tecnico funzionali necessari al raggiungimento del risultato auspicato”.

Il percorso dell’allestimento poi si è concluso con una vera e propria dimostrazione. Senza saperlo infatti, ho scelto di visitare la mostra proprio nel giorno in cui Marchesi avrebbe fatto una dimostrazione culinaria pratica. Sono così approdata in una cucina, allestita per l’occasione, con Gualtiero Marchesi ed il capo cuoco del ristorante Il Marchesino, che hanno preparato un menù sublime.

Verdurine di stagione sbollentate e saltate in padella

Pennette con asparagi e tartufo nero

Risotto allo zafferano

Cotoletta alla Milanese

Filetto alla Rossini

Alla fine della dimostrazione, la sala Viscontea del Castello Sforzesco era inebriata da un profumo buonissimo. Il risultato è stata una naturale ed imprevista degustazione da parte degli spettatori.